Aprile 20, 2024

Che cos’è il rischio biologico: definizione e valutazione

rischio biologico

Per biorischio si fa riferimento all’eventualità di contrarre una malattia a seguito dell’esposizione a fluidi o materiali infetti. Si parla di rischio biologico, quindi, quando siamo davanti a intossicazioni, reazioni allergiche, trasmissione di virus o malattie che si diffondono attraverso il contatto tra l’individuo e i microorganismi che si possono incontrare sul posto di lavoro o nelle comunità.

Gli ambienti di lavoro, in particolare, devono mostrarsi particolarmente attenti alla prevenzione e quindi adottare misure di tutela a beneficio dei lavoratori.

Si sente parlare quindi di rischio biologico soprattutto in relazione alle normative di sicurezza sugli ambienti di lavoro: tra questi possiamo trovare un laboratorio sanitario, uno studio dentistico, un istituto scolastico o anche un centro benessere o sportivo. Chiaramente il biorischio può presentarsi anche in luoghi aperti al pubblico, come bagni o uffici istituzionali.

Intanto bisogna chiarire che vi sono due modi distinti per differenziare le vie di trasmissione dei microorganismi: si parla per questo di via diretta e via indiretta.

Tante altre però sono le cose da approfondire sull’argomento. Nelle righe che seguono tutto quello che c’è da sapere sul rischio biologico.

Rischio biologico: i principali rischi e valutazione

I rischi più comuni sono rappresentati dagli agenti biologici e dalle sostanze chimiche. Il personale sanitario è il più esposto in assoluto; rischia di contrarre l’infezione. Questo rischio infatti, non è subito visibile, il che rende la valutazione dei rischio alquanto complessa. Vediamo insieme quali sono i fattori di rischio che si tengono conto per valutare i rischi:

  • Gravità della malattia
  • La capacità di sopravvivere nell’ambiente , sia interno che esterno;
  • La virulenza degli agenti patogeni;
  • Le modalità di trasmissione.

I centri di controllo delle malattie hanno categorizzato gli agenti patogeni in base al livello di biorischio. Vediamo insieme quali sono i livelli e le malattie che rientrano in ogni categoria.

Livello 1 – varicella ed escherichia coli. Per queste malattie si consiglia di indossare guanti e protezioni facciali seppure si tratta di malattie poco gravi.

Livello 2 – epatite a, b, c, morbillo, salmonella, malattia di Lyme. Per queste malattie esistono i vaccini ma gli operatori che lavorano nei laboratori devono indossare protezioni di primo e di secondo livello.

Livello 3 – HIV, tubercolosi, malaria, SARS, tifo. Si tratta di malattie gravi oppure mortali, per i quali non esistono vaccini che sono ritenuti efficaci.

Livello 4 – ebola, febbre emorragica Congo-Crimea, marburg. Gli operatori che studiano queste malattie devono indossare necessariamente delle tute protettive dotate di bombole d’ossigeno.

Indumenti di protezione

La diffusione del rischio biologico è frequente in molteplici ambienti lavorativi, e quindi non solo quelli del comparto sanitario. In numerose attività lavorative, al fine di ridurre il rischio biologico e la trasmissione degli agenti infettivi, possono essere necessari e indispensabili alcuni dispositivi di protezione individuali, che permettono di proteggere gli occhi, il naso, la bocca, le mani, ma anche l’intero corpo.

In molti casi si consiglia la tuta di protezione accompagnata da guanti, stivali, casco e cappuccio. Queste tute devono rispettare tutte le norme di sicurezza, devono essere leggere, flessibili e devono essere in grado di fornire la massima protezione al soggetto che le indossa.