Aprile 18, 2024

Protesi anca: i vantaggi della protesi mini-invasiva

Quando l’anca viene danneggiata dall’artrosi, da una frattura oppure da altre possibili complicazioni, semplici e quotidiane attività come camminare e fare le scale possono risultare, per la persona che ne è affetta, dolorose e difficili. L’anca può essere rigida e può anche risultare difficile indossare sia le scarpe che le calze. In alcuni casi, si può anche avvertire un certo disagio durante il riposo.

Se i farmaci, i cambiamenti delle abitudini quotidiane, l’uso di bastoni o stampelle non riescono ad alleviare in modo adeguato questa sintomatologia, è bene valutare l’idea di rivolgersi a un esperto chirurgo e ortopedico insieme al quale prendere in esame l’ipotesi di sottoporsi a un intervento chirurgico per la sostituzione dell’anca attraverso l’impianto di una protesi.

Scopriamo insieme quali possono essere i possibili vantaggi dell’inserimento di una protesi e in cosa consiste l’intervento con la tecnica mini-invasiva, secondo i consigli del Dott. Michele Massaro, Medico chirurgo e
Specialista in Ortopedia e Traumatologia.

Storia ed evoluzione della protesi all’anca

Nel corso degli anni, grazie ai passi avanti della scienza e alle nuove tecniche scoperte, i materiali e le superfici delle protesi di anca sono cambiati notevolmente. Le prime anche artificiali risalgono a quasi un secolo fa ed erano realizzate in vetro, come ci spiega il Dott. Massaro. L’inconveniente di questo tipo di protesi era la possibilità nel giro di pochi mesi della rottura.

Intorno ai primi anni Sessanta, il chirurgo John Charnley riuscì a migliorare in modo significativo la chirurgia protesica dell’anca mediante lo sviluppo di una protesi a basso attrito. E’ proprio grazie a questa innovativa scoperta che si giunge alle più recenti protesi dei giorni nostri. Il design protesico nel corso degli anni ha continuato ad evolversi e oggi sul mercato si possono trovare vari modelli. 

Alcune tipologie possiedono solamente lo stelo/testa e una coppa acetabolare, mentre altri modelli sono più modulari. Gli steli solitamente sono realizzati in lega di titanio o cromo cobalto, dei materiali molto resistenti e biocompatibili. Le teste, invece, sono realizzate in ceramica. La coppa acetabolare, anche denominata cotile, viene accessoriata di un guscio metallico accoppiato a una pellicola di polietilene.

La corretta scelta della protesi molto dipende dalle caratteristiche del paziente. Il successo viene decretato sulla creazione di una superficie artificiale che sia stabile, fissata all’osso e in grado di produrre un basso attrito all’interno dell’articolazione.

Quando sono consigliate chirurgia e protesi all’anca?

Secondo quanto ci viene spiegato dal Dott. Massaro, solitamente buona parte dei pazienti che si sottopone a un intervento di protesi dell’anca possiede un’età compresa tra i 50 e gli 80 anni. La situazione clinica deve comunque sempre essere valutata individualmente. Tra i pazienti possono esserci anche giovani adolescenti affetti da artrite giovanile, così come anziani con “coxartrosi degenerativa”.

I motivi per cui un medico può raccomandare un intervento chirurgico per la sostituzione dell’anca possono essere molteplici. In particolare in caso di:

  • dolore all’anca talmente forte da limitare le attività quotidiane, come camminare o flettersi;
  • dolore all’anca continuo anche durante il riposo, sia di giorno che di notte;
  • rigidità dell’anca che limita la possibilità di spostarsi o di sollevare la gamba;
  • scarso sollievo dal dolore anche a seguito dell’assunzione si farmaci antinfiammatori o se si pratica fisioterapia.

Tecnica mini invasiva: in cosa consiste?

Il Dott. Massaro, Medico Chirurgo e Specialista in Ortopedia e Traumatologia, nonché esperto nell’innovativa tecnica della protesi mini invasiva dell’anca, ci spiega quali possono essere i possibili vantaggi. Oggi nella quasi totalità dei casi, il chirurgo decide di applicare la tecnica mini invasiva per impiantare una protesi dell’anca, in quanto l’obiettivo finale è quello di potere aiutare a ridurre: l’incisione per accedere all’anca, il dolore, le perdite ematiche post intervento, la durata dell’intervento, i tempi di recupero post intervento e la degenza in ospedale.

Per la protesi dell’anca mini invasiva la procedura chirurgica è simile a quella dell’intervento tradizionale. L’incisione cutanea è ridotta e vengono suddivisi meno tessuti e parti ossee. Viene conservata buona parte del collo femorale e la protesi impiantata presenterà uno stelo più piccolo. Al termine dell’intervento, i tessuti sezionati verranno correttamente chiusi e riparati. Questi dettagli possono favorire la guarigione e ridurre di gran lunga i possibili rischi di un’eventuale lussazione.

Un altro notevole vantaggio, come ci spiega il Dott. Massaro, consiste nell’assenza dell’utilizzo di alcun drenaggio. In passato, si era soliti posizionarli a fine intervento per potere agevolare la fuoriuscita del sangue che si raccoglieva all’interno del ginocchio, subito dopo l’intervento. Grazie ai nuovi protocolli farmacologici anti-sanguinamento, oggi è possibile evitare l’utilizzo del drenaggio, un possibile tramite per favorire la proliferazione batterica.

Protesi anca mini invasiva: quando è consigliata?

La tecnica mini invasiva viene applicata alla maggior parte di pazienti che presentano disturbi all’anca dovuti all’artrosi. Sono meno adatti a questo tipo di intervento coloro che soffrono di obesità (anche se non esclusi automaticamente, in quanto ogni caso deve essere valutato nello specifico) e coloro che hanno già subito interventi all’anca o che soffrono di gravi problemi di salute.

La caratteristica principale dell’approccio mini invasivo è la possibilità di proteggere la maggior parte dei tessuti. Questo tipo di impianto consente, infatti, di conservare il collo femorale da cui viene asportata solamente la testa del femore. Questo tipo di approccio, insieme all’esperienza del medico chirurgo ortopedico, può portare una serie di possibili vantaggi per il paziente. In alcuni casi, può succedere che ci siano persone operate che siano in grado di camminare senza stampelle anche dopo 3-4 giorni dall’intervento.

Aspettative post-intervento

La maggior parte delle persone che vengono sottoposte a un intervento chirurgico di sostituzione dell’anca testimoniano una notevole riduzione del dolore e un significativo miglioramento della capacità di potere riprendere a svolgere le abituali attività quotidiane. Durante le normali attività giornaliere, il materiale tra la testa e l’inserto del cotile di ogni impianto di protesi d’anca inizierà poco per volta a usurarsi. 

L’attività eccessiva o il sovrappeso possono accelerare questo normale processo di usura e rendere necessario un intervento di sostituzione delle parti usurate. La maggior parte dei chirurghi, alla luce di ciò, infatti sconsiglia di praticare attività come la corsa, il jogging, salto o altri sport ad alto impatto.

Secondo i consigli del Dott. Massaro, con una protesi totale all’anca, è possibile praticare attività a basso impatto come passeggiate, nuoto, golf, guida, trekking, mountain bike, danza. Con gli opportuni accorgimenti, durante lo svolgimento delle attività sportive o quotidiane, una protesi all’anca potrà durare anche molti anni.